Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 6 n. 7/8

luglio-agosto 1994

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia

A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale di insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzioni e commenti degli antichi testi vedici, già distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha strutturato il movimento in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli continuano il movimento a cui egli ha dato vita.















La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Parabhakti devi dasi

HANNO COLLABORATO a questo numero:
Tirtha dasa e bhaktin Marina

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi
Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. 055/8076414, Fax 055/8076630

PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI. I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dalla parola dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

VOL. 6 N. 7/8 - luglio-agosto 1994

Bhaktivedanta Book Trust Italia

Strada Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI

FOTOLITO: F.C.M.  Marcallo Con Casone (MI)

STAMPA: Grafiche Cometa - Magenta










EMISSARIO DI KRSNA
Srila Prabhupada racconta la missione del suo maestro spirituale, Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati, nell'anniversario della sua scomparsa

CERCANDO IL NETTARE DEL SANTO NOME
L'analisi e le realizzazione su questa pratica fondamentale

SRIMAD-BHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del più antico classico della spiritualità

SRISRI RADHA KRSNA
Un nuovo poster per rendere le nostre case più coscienti di Krsna

EGOISMO E TRASCENDENZA
Domande e risposte per cambiare il mondo partendo da noi stessi

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Sviluppare amore per Dio

DONNE (E UOMINI) CONTRO CORRENTE
Volgiamo il nostro sguardo a Colui che non muta, il Signore Supremo

UNA GIORNATA SPECIALE
Da un voto di silenzio al canto dei Santi Nomi

LA FESTA DELLA DOMENlCA



IN COPERTINA: SriSri Radha Krsna















EMISSARIO DI
KRSNA

Conferenza di Sua Divina Grazia
A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA
fondatore acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna



Figura:
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il maestro spirituale di Srila Prabhupada



C'è una bella storia che racconta di un saggio che dava benedizioni diverse a diverse persone. A un principe diede la benedizione rajaputra ciram jiva: "Sei il figlio di un re, un principe, che tu possa vivere per sempre". E benedisse il figlio di un santo muniputra ma jiva: "Non vivere". E il sadhu, il devoto, lo benedisse dicendo: "Che tu viva o che tu non viva, come preferisci". C'era anche un macellaio. Il saggio lo benedisse dicendo ma jiva ma mara: "Non vivere e non morire".
Queste parole hanno un significato profondo. Un principe gode gratificandosi i sensi, e questo è tutto. Ha comodità sufficienti per la gratificazione dei sensi. Quindi la sua prossima vita sarà infernale, perché, se si indulge in una vita sessuale senza limiti, Krsna darà l'opportunità di avere rapporti sessuali anche tre volte all'ora come fanno i piccioni, le scimmie e i passeri.
I principi cercano la gratificazione dei sensi, quindi il saggio benedì il principe dicendo che era meglio che lui vivesse per sempre, dato che, dopo la morte, non sapeva che cosa gli sarebbe potuto accadere. Avrebbe avuto una vita infernale. Era meglio che vivesse a lungo e che continuasse a gratificarsi.
Muniputra ma jiva. Il brahmacari, lo studente che lavora sotto la stretta disciplina e la guida del maestro spirituale, viene benedetto così: "E' meglio che tu muoia. Sei addestrato per entrare nel regno di Dio, quindi perché preoccuparsi così? Ti conviene morire e tornare da Krsna.
Il saggio, poi, benedì il devoto jiva va maro va: "Mio caro devoto, che tu viva o che tu muoia" perché per un devoto fa lo stesso.
E il saggio benedì il macellaio dicendo: ma jiva ma maro "Non vivere e non morire". Cosa dovrebbe mai fare il macellaio? La sua vita è così abominevole. Fin dal mattino, deve massacrare tanti animali, tingersi di sangue, delle scene orribili. Questo è il modo in cui vive. Che vita tremenda! Quindi "Non vivere. Ma non morire neppure". Perché dopo la morte le sue condizioni saranno talmente infernali da non poterle neppure descrivere. Perciò, per il macellaio, entrambi le condizioni, sia la vita che la morte, sono orrende.
A differenza che per gli altri, per il devoto la nascita e la morte, l'apparizione e la scomparsa, sono eguali.
Il mio maestro spirituale è apparso a Jagannatha Puri. Era figlio di un pezzo grosso dello stato, Bhaktivinoda Thakura che era un magistrato. A quei tempi un magistrato era davvero un pezzo grosso, secondo solo al governatore. E Bhaktivinoda Thakura era responsabile del tempio di Jagannatha. A Jagannatha Puri funziona così. Il magistrato distrettuale è responsabile del tempio. Una volta, durante il Festival del Rathayatra, il carro di Sri Jagannatha si fermò davanti alla casa di Bhaktivinoda Thakura. A quei tempi, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il mio Guru Maharaja [maestro spirituale], era un bambino e stava in braccio alla madre. Così la madre colse l'occasione per salire sul carro. La gente, sapendo che era la moglie del magistrato, le aveva fatto strada per farla salire sul carro, così lei fece sedere il bambino proprio ai piedi di loto del Signore Jagannatha. C'erano molte ghirlande, e una cadde su Bhaktisiddhanta benedicendolo.
Quando aveva circa due o tre anni, mangiò un mango destinato a essere offerto alle Divinità. Suo padre lo rimproverò dolcemente: "Hai fatto una cosa molto brutta. Era per le divinità e te lo sei mangiato tu. Non avresti dovuto farlo". Aveva solo due o tre anni, ma prese la cosa così seriamente che non mangiò mai più mango. Ogni volta che gliene offrivamo uno ci diceva: "No, ho fatto un'offesa e non posso mangiare i mango". La pensava così, e non mangiò più mango per tutta la vita. Pensava:
"Ho commesso un offesa quand'ero bambino mangiando il mango delle Divinità".
Questa è la caratteristica degli acarya, insegnano, con il proprio esempio, che bisogna essere così determinati. Un bambino aveva preso il mango, non era un'offesa, ma lui aveva fatto un voto.
Un altro esempio, in mia presenza. A quei tempi, io ero un giovane. Uno dei miei confratelli, il dr. Oudh Bihari Lal Kapoor, era anche lui un giovane e pure sua moglie. Eravamo seduti insieme, e parlavamo con Guru Maharaja, e la ragazza fece una proposta: "Mio caro maestro spirituale, vorrei parlarti". Guru Maharaja disse: "Ma certo, puoi dirmi ciò che vuoi". Lei disse però che voleva parlargli in privato e non davanti a tutti. Ma lui rispose: "No, non posso parlare da solo con te. Puoi parlarmi in presenza degli altri miei discepoli".
Anche se la ragazza poteva essere sua nipote come età, lui si rifiutò di parlare da solo con una giovane donna. Bhaktivinoda Thakura aveva molti altri figli. Bhaktisiddhanta Sarasvati era il quinto. E non si sposò. Fin dall'infanzia fu uno stretto brahmacari [celibe], e affrontò delle grandi austerità per dare il via al suo movimento in tutto il mondo. Già Bhaktivinoda Thakura voleva farlo. Nel 1896 voleva introdurre la coscienza di Krsna spedendo in Occidente il libro Shree Chaitanya Mahaprabhu, la Sua vita e i Suoi precetti. Fortunatamente quello era l'anno della mia nascita.
Per arrangiamento di Krsna, venni in contatto con il mio Guru Maharaja. Eravamo nati in famiglie diverse. Chi avrebbe mai detto che avrei avuto la sua protezione? Chi avrebbe mai detto che sarei andato in America? Chi avrebbe mai detto che dei ragazzi americani sarebbero venuti da me? Sono tutti arrangiamenti di Krsna. Non ci è dato di capire che si succedono gli eventi.
Nel 1936, ero un uomo d'affari a Bombay. In quel periodo Guru Maharaja stava poco bene, era a Jagannatha Puri, sul mare, così io gli scrissi una lettera. "Mio caro maestro, i tuoi altri discepoli, brahmacari e sannyasi, ti rendono un servizio diretto; ma io sono un uomo di famiglia, non posso vivere con te e non posso servirti bene. Perciò non so come posso fare per servirti".
Una semplice idea. Pensavo a come servirlo, a come servirlo seriamente.
La risposta era datata 13 dicembre 1936. Mi scrisse: "Mio caro tal dei tali, sono molto contento di ricevere la tua lettera. Credo che tu debba provare a spingere il nostro movimento in inglese. Questo farà bene a te e alla gente che ti aiuterà". Questa era l'istruzione. E poi, il 31 dicembre, che significa solo due settimane dopo, morì. Io presi quell'ordine del mio maestro spirituale molto seriamente. Ma non pensavo di arrivare a fare una simile quantità di cose. A quei tempi avevo una famiglia, ma questi erano i piani di Krsna. Se cerchiamo di seguire rigidamente le istruzioni del maestro spirituale, Krsna ci aiuterà. Questo è il segreto.
Io ho preso seriamente l'ordine del mio maestro spirituale studiando un commento di Visvanatha Cakravarti Thakura sulla Bhagavad-gita. In relazione al verso vyavasayatmikabuddhih ekeha kurunandana, Visvanatha Cakravarti Thakura commenta che dovremmo considerare le parole del maestro spirituale come l'essenza della nostra vita. Dovremmo cercare di seguire l'istruzione, l'istruzione specifica del maestro spirituale, molto rigidamente, senza preoccuparci del nostro personale successo o insuccesso.
Così io ho tentato, un po' con questo spirito. Ed egli mi ha dato tutte le facilitazioni per servirlo. Le cose si sono evolute così, che da vecchio, sono venuto in America e anche voi prendete seriamente questo movimento, cercando di capirlo. Ora abbiamo alcuni libri e così c'è un piccolo punto d'appoggio per questo movimento.
Così, in questa occasione, l'anniversario della scomparsa del mio maestro spirituale, come io sto cercando di seguendo il suo desiderio, anch'io vi devo chiedere di seguire lo stesso ordine che è anche il mio desiderio. Io sono vecchio, posso morire in qualsiasi momento. E' la legge della natura, nessuno la può fermare. Non è sorprendente che io possa morire. Ma questo è il mio appello a voi, in questo giorno auspicioso della scomparsa del mio Guru Maharaja: almeno entro certi limiti avete capito l'essenza del movimento per la coscienza di Krsna, quindi dovete cercare di promuoverlo. La gente soffre perché le manca questa coscienza. Come preghiamo sempre fra devoti

vanchakalpatarubhyas ca
krpasindhubhya eva ca
patitanam pavanabhyo
vaisnavebhyo namo namah

Quando si è vaisnava, devoti del Signore, si dedica la vita per il bene della gente. Sapete, gran parte di voi viene da famiglie cristiane, che Gesù Cristo ha detto che si sacrificava per i vostri peccati. Questa è la determinazione dei devoti del Signore. Non si preoccupano delle loro comodità personali. Amano Krsna, Dio, quindi amano tutti gli esseri viventi, perché tutti gli esseri viventi sono connessi a Krsna. Similmente dovete imparare questo: movimento per la coscienza di Krsna significa diventare dei vaisnava e sentire che l'umanità soffre. Per sentire che l'umanità soffre, ci sono diverse prospettive. Alcuni pensano alla sofferenza dell'umanità in termini di concezione corporea della vita. Quindi cercano di aprire ospedali per curare le malattie o cercano di distribuire cibo nei Paesi stretti dalla morsa della fame. Queste cose sono senz'altro molto belle, ma le attuali sofferenze dell'umanità sono dovute alla mancanza della coscienza di Krsna.
Le sofferenze del corpo sono temporanee e non si possono del tutto evitare. Supponiamo di distribuire cibo in un Paese affamato. Questo non risolve il problema nella sua globalità. Ciò che davvero dà beneficio è risvegliare la coscienza di Krsna di ogni persona.
Supponiamo che il figlio di un ricco stia vagando per la strada, perché ha dimenticato le ricchezze e le proprietà di suo padre, e che per compassione qualcuno gli dia un po' di cibo. Ma un'altra persona lo incontra e gli dice: "Oh mio caro ragazzo, io ti conosco, sei il figlio di quel tal riccone. Perché vai a zonzo per la strada? Dai, vieni, devo riportarti da tuo padre". Quindi se questo signore riporta il ragazzo dal padre, il padre sarà contento, e il figlio avrà i beni del padre e tutto il problema della vita sarà risolto. Nello stesso modo, tutti gli esseri viventi hanno vagato nell'universo con differenti corpi, in diversi pianeti, da tempo immemorabile. E non sanno di appartenere al Regno di Dio, non sanno di essere figli di Krsna, Dio, non sanno che Krsna è il proprietario di tutto e non sanno di poter godere del bene del proprio Padre e risolvere così tutti i problemi della vita materiale condizionata.
Se diventate ricchi, se potete avere miliardi di dollari, la vostra povertà sarà automaticamente risolta. Così, se diventate coscienti di Krsna e agite in questo modo, tutti i problemi della vita materiale saranno risolti.
Nella Bhagavad-gita il Signore dice che le sofferenze della gente sono causate
dalle loro attività peccaminose, e che le attività peccaminose sono causate dall'ignoranza. Supponiamo che uno straniero come me si rechi in America senza sapere che le auto viaggiano sul lato destro della carreggiata. In India le macchine stanno sulla sinistra. Allora supponiamo che uno non lo sappia, che guidi tenendo la sinistra e causi un incidente. Se lo portano alla polizia e dice: "Non sapevo che qui le auto tengono la destra" questo non lo scuserà. La legge lo punirà.
Quindi l'ignoranza è la causa del compimento di attività peccaminose e dell'infrazione delle leggi. E quando si commento attività peccaminose, bisogna patirne le conseguenze. Il mondo intero è nell'ignoranza. E, a causa dell'ignoranza, tutti sono implicati in tante azioni e reazioni, sia buone che cattive.
In definitiva, però, non c'è niente di buono nel mondo materiale; è tutto cattivo. Abbiamo fatto cose buone e cose cattive, ma nella Bhagavad-gita impariamo che questo mondo è duhkhalayam asasvatam, un posto di miseria. Così, in questa miserabile condizione, come si può mai dire che qualcosa è buono e qualcosa è cattivo? E' tutto cattivo.
Bisogna essere molto pessimisti sul mondo materiale, così si può fare avanzamento spirituale. Duhkhalayam asasvatam. Questo posto è pieno di miseria. Se si studia analiticamente, si trovano solo condizioni miserabili.
Quindi bisogna abbandonare le nostre condizioni di vita materiali e cercare di elevarci alla piattaforma spirituale attraverso la coscienza di Krsna, per poi raggiungere il mondo spirituale. Una volta andato lì, nessuno ritorna in questo mondo miserabile. E' la suprema dimora del Signore.
Questo Movimento per la Coscienza di Krsna è autorizzato, ed è molto importante. Qui ora voi, ragazzi occidentali che vi siete uniti a questo movimento, prendetelo più seriamente. Questa è la missione di Sri Caitanya e del mio Guru Maharaja. E anch'io sto cercando di soddisfare il loro volere attraverso la discendenza disciplica. Vi siete fatti avanti per aiutarmi, e quando io morirò voi continuerete a vivere. Chiedo a tutti voi: non smettete di promuovere questo movimento. Continuate. Avete le benedizioni di Sri Caitanya e di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami Prabhupada. Molte grazie.















CERCANDO
IL NETTARE DEL
SANTO NOME

di SATSVARUPA DASA GOSWAMI

Di recente ho smesso per un po' di viaggiare e dare lezioni per lavorare sulla pratica del japa (la recitazione dei Santi Nomi sul rosario). Anche se ho seguito l'ordine di Srila Prabhupada di cantare almeno sedici giri del mantra Hare Krsna al giorno, sapevo che il mio japa era diventato povero e aveva bisogno di attenzioni particolari. Ho provato raddoppiando la quota minima dei giri da cantare e cantando nelle prime ore del mattino in compagnia di altri devoti che cantavano, ma la mia prima scoperta fu che più cantavo, più sembrava arido. E non riuscivo a controllare la mente.
Ho cominciato a leggere le affermazioni di Srila Prabhupada che glorificano i Santi Nomi di Krsna. La dichiarazione delle Scritture che il canto dei Santi Nomi è facile e pieno di nettare mi sembrava contrastante con la mia esperienza. Ma, continuando a cantare e a leggere, ho cominciato a capire che le mie sensazioni intestine sul mio japa, non era la comprensione finale del Santo Nome.
Più leggevo, più mi sentivo incoraggiato dalle glorie dal Santo Nome. Mi sbagliavo pensando di trarre beneficio dal Santo Nome anche se non ero in estasi cantando? No. Farsi coraggio così non è sbagliato.
Srila Prabhupada afferma che il cambiamento di cuore che deriva dal cantare, deve manifestarsi nelle attività che si compiono quotidianamente. Cita Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura che dice che il distacco dalla vita materiale è di per sé un sintomo importante dei buoni risultati che si ottengono cantando Hare Krsna. Lacrime o altri simili sintomi di estasi simili non sempre si manifestano, neppure nei devoti più avanzati, e questi sintomi potrebbero anche essere imitati da uno pseudo devoto (prakrta-sahajiya).
Per questo Srila Prabhupada menziona sintomi di "estasi reale" come risultati da perseguire in un canto efficace. Questi sintomi, descritti nel Nettare della Devozione, includono la mancanza di orgoglio, un intenso impiego del tempo, la pazienza, l'attrazione verso il canto, attrazione per vivere della dimora del Signore e la costante fede nella misericordia di Krsna. Quindi non è sbagliato pensare di avere un beneficio mentre cantiamo i nostri giri, anche all'inizio. Avevo deciso di essere ottimista e grato per il solo fatto di stare attento e sveglio, ascoltando la corretta pronuncia del mantra, stando seduto diritto, e cantando in una pace frizzante.
In tutti i templi dell'ISKCON [l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna], i devoti fanno progressi determinanti durante le ore del japa, proporzionalmente al loro sincero impegno. E non solo negli edifici dei templi, ma ovunque i devoti recitino il japa, e si sforzano di far vibrare e di ascoltare i Santi Nomi, si ottengono risultati. Quando cantiamo Hare Krsna, sia da soli che in pubblico, sia chi canta che chi non canta ottiene dei
benefici. Fra i benefici che l'umanità riceve dal canto dei Santi Nomi, Srila Prabhupada cita la pace, la prosperità materiale, il progresso politico e una diffusa buona fortuna.
Anche se non notiamo le buone qualità che si stanno sviluppando in un devoto che canta o nella società, dobbiamo avere fede che il Santo Nome è onnipotente e che la sua influenza sta migliorando la vita di tutti.
Per chi canta, le reazioni dei peccati si dissolvono, quindi potrà abbandonare il sesso illecito, gli intossicanti, il consumo di carne e il gioco d'azzardo. E, anche se non riescono ad abbandonare proprio tutte le tracce delle cattive abitudini, ci si libera dal karma passato.
Il Santo Nome dà grandi benefici a chiunque lo pronunci. Sia che io mi senta arido, sia che mi senta fertile, il canto lavora per distruggere i peccati, purché io non li commetta deliberatamente facendo conto sulla potenza del canto. "Se si cantano i Santi Nomi del Signore, anche per disperazione o senza desiderio, tutte le reazioni dei peccati scompaiono, proprio come se un leone ruggisce, tutti gli animali più piccoli scappano terrorizzati" (Garuda Purana).
Voglio migliorare. Voglio evitare le offese e cantare con attenzione e devozione. Ma anche quando quella furfante della mia mente vaga incontrollata, il Santo Nome regna sovrano. "Canto con questa fede: "Se, pur non conoscendo gli effetti di una medicina, la si prende, o si è forzati a prenderla, farà effetto anche senza che lo si sappia perché il suo potere non dipende dalla comprensione del paziente. Così, se anche non si conosce il valore del canto del Santo Nome, Sia che si canti consapevolmente, sia inconsapevolmente, il canto sarà molto efficace" (Bhagavatam 6.2.1819).
Quando ho dato un'attenzione particolare al canto aumentando il numero dei giri, i risultati non erano sorprendenti. Ma piuttosto che combattere sulla mia inadeguatezza, mi sono rivolto alle Scritture e sono stato grato a Srila Prabhupada per il dono che ci ha fatto. Srila Prabhupada scrive: "Siamo caduti in vite abominevoli, come mangiatori di carne, ubriaconi, cacciatori di donne che commettono qualsiasi genere di peccato, ma ora ci è stata data l'opportunità di cantare il mantra Hare Krsna. Quindi dobbiamo sempre apprezzare questa opportunità" Bhagavatam 6.2.34).
Ho trovato di aiuto ricordare la misericordia personale di Srila Prabhupada che mi ha salvato da una rotta suicida. Prabhupada non prendeva meriti per se stesso. Diceva che era la misericordia del Santo Nome che lui ci aveva portato per ordine del suo maestro spirituale.















Scritture Vediche

SRIMAD-BHAGAVATAM

Primo Canto: La Creazione

Continua la pubblicazione dello SrimadBhagavatam, il grande classico della spiritualità scritto cinquemila anni fà da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana in base a questa conoscenza infallibile. Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



SPIEGAZIONE

Il fatto che Maharaja Yudhisthira, figlio di Yamaraja, o Dharmaraja (la religione in persona), sostenga completamente gli argomenti della regina Draupadi in favore di Asvatthama dimostra che essi concordano con i principi della religione. Le parole della regina sono giuste poiché non si deve tollerare di vedere umiliato il rappresentante di una famiglia rispettabile. Arjuna e i suoi fratelli hanno un debito verso la famiglia di Dronacarya perché da lui Arjuna apprese l'arte della guerra. Dal punto di vista morale non sarebbe dunque affatto giustificabile mostrare ingratitudine verso una famiglia così benevola. La natura compassionevole di Draupadi fu rivelata quando ella sostenne che la sposa di Dronacarya, la sua dolce metà, quest'anima generosa, doveva essere trattata con commiserazione risparmiandole il dolore provocato dalla morte del figlio. Nessuna ipocrisia nelle parole di Draupadi, perché ella desidera che prima d'intraprendere ogni azione contro Asvatthama, le circostanze di quest'azione e le sue conseguenze siano analizzate in piena conoscenza della causa. Gli argomenti furono inoltre presentati in tutta equità perché Draupadi parlava per esperienza personale. Una donna che non ha avuto figli non può capire il dolore di una madre; ma Draupadi, lei stessa madre, poteva valutare la profondità del tormento che avrebbe afflitto Krpi se suo figlio fosse dovuto morire. Infine, i suoi argomenti sono ritenuti gloriosi perché ella desiderava manifestare il rispetto dovuto a una famiglia degna di onore.



VERSO 50


nakulah sahadevas ca
yuyudhano dhananjayah
bhagavan devakiputro
ye canye yas ca yositah

nakulah: Nakula; sahadevah: Sahadeva; ca: e; yuyudhanah: Satyaki; dhananjayah: Arjuna; bhagavan: il Signore Supremo; devakiputrah: il figlio di Devaki, Sri Krsna; ye: quelli; ca: e; anye: altri; yah: quelli; ca: e; yositah: le signore.



TRADUZIONE

E i giovani fratelli del re, Nakula e Sahadeva, come anche Satyaki, Arjuna e Sri Krsna, il Signore Supremo, figlio di Devaki, le signore e numerosi altri sono tutti d'accordo con Maharaja Yudhisthira.



VERSO 51


tatrahamarsito bhimas
tasya sreyan vadhah smrtah
na bhartur natmanas carthe
yo 'han suptan sisun vrtha

tatra: allora; aha: disse; amarsitah: in un sentimento di collera; bhimah: Bhima; tasya: il suo; sreyan: bene ultimo; vadhah: uccidendo; smrtah: registrato dalla memoria; na: non; bhartuh: del maestro; na: non; atmanah: di sé stesso; ca: e; arthe: per amore di; yah: colui che; ahan: ha ucciso; suptan: durante il sonno; sisun: i bambini; vrtha: senza motivo.



TRADUZIONE

Ma Bhima, animato da un sentimento di collera, si oppone a tutti loro e chiede che si uccida il colpevole che aveva tolto la vita a dei bambini nel loro sonno, senza ragione e senza servire l'interesse proprio né quello del suo maestro.



VERSO 52


nisamya bhimagaditam
draupadyas ca caturbhujah
alokya vadanam sakhyur
idam aha hasann iva

nisamya: subito dopo aver sentito; bhima: bhima; gaditam: pronunciate da; draupadyah: di Draupadi; ca: e; catuhbhujah: il Signore Supremo, la cui forma è dotata di quattro braccia; alokya: avendo visto; vadanam: il viso; sakhyuh: del Suo amico; idam: questo; aha: disse; hasan: sorridendo; iva: come.



TRADUZIONE

Ascoltate le parole di Bhima, quelle di Draupadi e di altri, Caturbhuja, il Signore Supremo, a quattro braccia, vede il volto del Suo caro amico Arjuna e, come sorridendo, comincia a parlare.



SPIEGAZIONE

Sri Krsna ha due braccia, ma questo verso Lo descrive con quattro braccia, e Sridhara Svami ce ne rivela il motivo. Bhima e Draupadi vedevano la sorte di Asvatthama in modo del tutto differente: mentre Bhima avrebbe voluto che fosse immediatamente giustiziato, Draupadi desiderava che venisse graziato. Immaginiamo per un istante la scena: Bhima pronto a uccidere Asvatthama e Draupadi che tenta d'impedirglielo, e per trattenerli entrambi il Signore manifesta altre due braccia.
Nella Sua forma originale di Sri Krsna, il Signore manifesta solo due braccia, mentre nella Sua forma di Narayana Egli ne mostra quattro. Nella Sua forma di Narayana Egli vive sui pianeti Vaikuntha, mentre nella Sua forma primordiale di Sri Krsna dimora su Krsnaloka, molto al di là dei pianeti Vaikuntha. Che Sri Krsna sia chiamato qui Caturbhuja non dà luogo a nessuna contraddizione. Infatti, se le circostanze lo esigono Egli può manifestare centinaia di braccia, come quando mostrò ad Arjuna la visva-rupa, la Sua forma universale. E chi può mostrarSi in una forma dotata di centinaia e migliaia di braccia può certamente, all'occorrenza, manifestarne quattro.
Quando Sri Krsna vede che Arjuna, il Suo carissimo amico, è perplesso sulle misure da prendere verso Asvatthama, sorridendo impugna volontariamente le redini della situazione.



VERSI 5354

sribhagavan uvaca
brahmabandhur na hantavya
atatayi vadharhanah
mayaivobhayam amnatam
paripahy anusasanam

kuru pratisrutam satyam
yat tat santvayata priyam
priyam ca bhimasenasya
pancalya mahyam eva ca

sri-bhagavan: il Signore Supremo; uvaca: disse; brahmabandhuh: il parente di un brahmana; na: non; hantavyah: essere ucciso; atatayi: l'aggressore; vadhaarhanah: dev'essere ucciso; maya: da Me; eva: certamente; ubhayam: i due; amnatam: secondo le regole stabilite dalle autorità; paripahi: esegui; anusasanam: la legge; kuru: obbedisci alla; pratisrutam: come promesso da; satyam: la verità; yat tat: ciò che; santvayata: rappacificando; priyam: cara sposa; priyam: soddisfazione; ca: anche; Bhimasenasya: di Sri Bhimasena; pancalyah: di Draupadi; mahyam: anche di Me; eva: certamente; ca: e.



TRADUZIONE

Sri Krsna, il Signore Supremo, disse:
Non si deve attentare alla vita del parente di un brahmana, ma se diventa un aggressore dev'essere ucciso immediatamente. Queste sono le leggi delle Scritture, e tu devi agire in accordo con esse. Devi inoltre mantenere la promessa fatta alla tua sposa e soddisfare Bhimasena e Me.



SPIEGAZIONE

Arjuna è perplesso, perché secondo differenti Scritture citate da differenti persone Asvatthama dovrebbe essere ucciso e risparmiato allo stesso tempo. Come brahmabandhu, come parente, anche se indegno, di un brahmana Asvatthama non dev'essere ucciso; ma si è reso colpevole di aggressione, e secondo le leggi di Manu ogni aggressore, fosse anche un brahmana (che dire del figlio indegno di un brahmana), dev'essere giustiziato. Dronacarya, per esempio, era senza dubbio un brahmana nel vero e proprio senso del termine, ma rimase ucciso combattendo nella battaglia di Kuruksetra. D'altra parte Asvatthama, pur essendo un aggressore, non porta alcuna arma, e la legge proibisce di uccidere un aggressore disarmato o privo di carro. Indubbiamente qui c'è motivo di perplessità, senza considerare che Arjuna deve mantenere la promessa che ha fatto davanti a Draupadi per rappacificarla e soddisfare Bhima e Krsna, che gli consigliano di giustiziare Asvatthama. Arjuna si trova dunque in un profondo dilemma, di cui Krsna gli offre la chiave.



VERSO 55


suta uvaca
arjunah sahasajnaya
harer hardam athasina
manim jahara murdhanyam
dvijasya sahamurdhajam

sutah: Suta Gosvami; uvaca: disse; arjunah: Arjuna; sahasa: soltanto in quel momento; ajnaya: conoscendolo; hareh: del Signore; hardam: motivo; atha: così; asina: con la spada; manim: il gioiello; jahara: separò; murdhanyam: dalla testa; dvijasya: del natoduevolte; saha: con; murdhajam: i capelli.



TRADUZIONE

In quel momento Arjuna capisce il motivo delle parole equivoche del Signore. Allora con la sciabola separa dalla testa di Asvatthama i capelli e il gioiello che la orna.



SPIEGAZIONE

Non si possono soddisfare simultaneamente i desideri contraddittori di più persone. Perciò Arjuna con la sua intelligenza penetrante adotta un compromesso e separa dalla testa di Asvatthama il gioiello che la orna. Gesto, che equivale a tagliargli la testa, ma che allo stesso tempo gli risparmia la vita.
Questo verso conferisce ad Asvatthama l'attributo di natoduevolte. Certamente egli era un natoduevolte, ma essendo caduto dalla sua posizione giustamente dev'essere punito.



VERSO 56



vimucya rasanabaddham
balahatyahataprabham
tejasa manina hinam
sibiran nirayapayat

vimucya: dopo averlo liberato; rasana-baddham: dai suoi legami; bala-hatya: infanticida; hataprabham: la perdita di ogni splendore fisico; tejasa: della forza; manina: gioiello; hinam: essendo privato di; sibirat: il campo; nirayapayat: condusse fuori da.



TRADUZIONE

Avendo già perso ogni splendore fisico per aver ucciso dei bambini, Asvatthama, ora privato del gioiello che ornava la sua testa, si trova ad essere ancora più sminuito. Gli vengono sciolti i legami ed è scacciato fuori dal campo.



SPIEGAZIONE

Grazie all'intelligenza di Sri Krsna e di Arjuna, Asvatthama, così oltraggiato e umiliato, è simultaneamente morto e vivo.



VERSO 57


vapanam dravinadanam
sthanan niryapanam tatha
esa hi brahmabandhunam
vadho nanyo 'sti daihikah

vapanam: separando i capelli dalla testa; dravina: ricchezza; adanam: spogliando; sthanat: la sua residenza; niryapanam: conducendolo fuori da; tatha: anche; esah: tutti questi; hi: certamente; brahmabandhunam: dei parenti dei brahmana; vadhah: uccidendo; na: non; anyah: altri metodi; asti: ci sono; daihikah: per ciò che riguarda il corpo.



TRADUZIONE

Privarlo dei suoi capelli, spogliarlo della sua fortuna ed espellerlo dalla sua dimora sono i castighi prescritti per il parente di un brahmana. Non c'è comandamento che miri alla distruzione del corpo.



VERSO 58


putrasokaturah sarve
pandavah saha krsnaya
svanam mrtanam yat krtyam
cakrur nirharanadikam

putra: figlio; soka: afflizione; aturah: sopraffatti; sarve: tutti; pandavah: i figli di Pandu; saha: con; krsnaya: Draupadi; svanam: dei loro; mrtanam: morti; yat: che; krtyam: deve essere compiuto; cakruh: compirono; nirharana-adikam: che si può intraprendere.



TRADUZIONE

Poi, i figli di Pandu e Draupadi, sopraffatti dal dolore, procedono ai riti prescritti sui cadaveri dei loro parenti.

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul settimo capitolo del primo Canto dello SrimadBhagavatam, intitolato: "La punizione del figlio di Drona .
(continua nel prossimo numero)















NON HO BISOGNO DEI TUOI LIBRI

di VRAJA KISORA DASA

Non avrebbe mai creduto a dei libri. (Lo disse come se fosse una parolaccia) Avrebbe seguito solo le sue idee. Quello che stava dicendo era che le idee degli altri potevano anche essere buone, ma idee scritte in un libro no. Cosi gli chiesi: "Che cosa accade se prendo le mie buone idee, le metto giù in un libro e le pubblico. Diventano automaticamente cattive?" Mi disse che le mie idee potevano esser buone per me, ma che se le mettevo in un libro e cercavo di farle passare per vere a tutti gli altri era sbagliato, perché ciascuno doveva credere solo alle proprie idee. E se pubblicassi un libro che si chiami "Segui le tue idee!" E che cosa succederebbe se un sacco di gente lo leggesse e poi lo seguisse? (Forse era quello che gli era successo.) Come posso sapere che le mie idee sono davvero mie e non le ho subliminalmente assorbite dalla TV o imparate su qualche libro a scuola? OK, lo ammise, era vero, ma_ Comunque non avrebbe mai creduto che la Bhagavad-gita aveva più diritto di dire il vero di un qualsiasi altro libro. Nessun libro può essere completamente vero perché i libri sono tutti scritti da persone normali e imperfette. E, d'altro canto, non riusciva certo a credere alla "parola di Dio". Anche se la Bhagavad-gita fosse venuta in origine da Dio, era stata trascritta da esseri umani che sono imperfetti, limitati e soggetti agli errori. Ma anch'io sono un essere umano, come posso essere sicuro di dire il vero dicendo che nessun libro è meglio di un altro perché tutti i libri sono scritti da esseri umani imperfetti che non possono sapere che cosa è la verità? Voleva dire che la verità assoluta non può essere trasmessa attraverso una persona qualsiasi. Ma sarebbe stata una persona qualsiasi che trasmetteva una verità assoluta. Rinunciammo ai suoi nonsensi contraddittori. Se è sincero ammetterà almeno che la verità assoluta può essere trasmessa attraverso ciò che sembra una persona qualsiasi, in un libro qualsiasi, con un linguaggio qualsiasi. Come può essere? Una definizione della Verità Assoluta è "Onnipotente". Nulla è impossibile per l'Onnipotente. Se dite che la verità assoluta non può manifestarsi attraverso una persona qualsiasi in un linguaggio qualsiasi, state cercando di limitare l'Assoluto. "Seguire le nostre idee" è un sogno ad occhi aperti in questo mondo in cui siamo costantemente condizionati. Dovremmo usare i nostri cervelli umani per trovare le idee migliori, per cercare di distinguere tra il vero e il falso e, alla fine avvicinarsi all'Assoluto. E non è impossibile. Quindi date un'occhiata a questi libri.

Per questi libri e per informazioni
chiamate il numero 055-8076414















EGOISMO
E TRASCENDENZA

di SOMAKA DASA MAHARAJA

Domanda: Nella società attuale, sembra impossibile cambiare il modo di vita e di pensare delle persone. Come bisogna fare?
Risposta di Somaka Swami: Prima di tutto dobbiamo capire chi siamo, questa è la cosa principale. Quando Sanatana Gosvami incontrò Sri Caitanya Mahaprabhu, Gli disse: "La gente pensa che io sia un grande erudito, ma in realtà non so neppure chi sono. Ke ami, kene amaya jare tapatraya: chi sono io? Perché sono sotto l'influenza dell'energia illusoria, maya?"
Questo è il punto. La filosofia o lo stile di vita tipico di oggi, è di pensare di essere questo corpo e che quando questo corpo finisce, finisce tutto. Questo succede perché, come tutti possiamo vedere, la vita di oggi è basata su questo. Bisogna capire chi siamo. Bisogna capire che siamo esseri spirituali eterni, anime spirituali eterne, non questi corpi materiali. Questo corpo materiale è solo un involucro, un vestito temporaneo che copre il vero essere vivente. In accordo a come viviamo e a ciò che facciamo, al momento di lasciare questo corpo, trasmigriamo in un nuovo corpo che sarà il prodotto delle nostre attività. Krsna spiega nella Bhagavadgita: "dehino 'smin yatha dehe, kaumaram yauvanam jara, tatha dehantarapraptir, dhiras tatra na muhyati" così come, in questa vita, l'anima passa dal corpo del bambino al corpo dell'adulto e a quello dell'anziano, nello stesso modo, al momento della morte, l'anima passa in un altro corpo. Inoltre Krsna spiega che, come una persona lascia i vestiti vecchi per indossarne di nuovi, così l'anima spirituale abbandona il corpo vecchio per indossarne uno nuovo. Che tipo di corpo? Come sarà? Sarà a un livello di vita superiore o inferiore? Questo dipende da come si sarà trascorsa la vita. A ogni azione corrisponde una reazione. Se le persone diventano coscienti della propria identità spirituale, se si rendono conto che le loro attività determina quale sarà il loro prossimo corpo, che tipo di corpo e che tipo di vita avranno, agiranno diversamente. Possiamo osservare che ci sono persone che hanno vite più o meno facili e piacevoli, altre che hanno vite molto difficili con molte miserie e sofferenze. Non dipende dal caso. Ciascuno riceve i risultati di ciò che ha fatto nelle vite precedenti. Dobbiamo capire che saremo costretti ad accettare un corpo che ci darà più o meno piaceri o dolori in relazione alle attività che abbiamo compiuto. E, in ogni caso, dover prendere un altro corpo è fonte di miseria e ansia. Quindi l'obiettivo della vita umana è di interrompere il ciclo delle nascite e delle morti ripetute e di raggiungere il mondo spirituale.
Per raggiungere questa meta, però, dobbiamo prima essere coscienti del fatto che non siamo questo corpo, ma che siamo anime spirituali eterne. Questa è una delle ragioni per le quali Sri Caitanya Mahaprabhu diffuse il canto dei Santi Nomi: harinama sankirtana, cantare sempre hare krsna hare krsna krsna krsna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare. Attraverso questo canto, infatti, si può realizzare che non siamo corpi materiali, ma anime spirituali. E' fondamentale, per cambiare la società è necessario capire chi siamo.
Se si pensa di essere il corpo si agisce di conseguenza, ma se si capisce di essere spirito, si agisce in modo diverso. E' la coscienza che fa cambiare l'azione. Esiste una dimensione corporea, poi, più elevata, esiste la dimensione mentale o psichica, ma la dimensione vera è quella trascendentale.
Perciò, per cambiare la filosofia di vita di oggi, è necessario un cambio di coscienza: da coscienza materiale a coscienza spirituale, coscienza di Dio, coscienza di Krsna.
Nel mondo ci sono tanti problemi, ingiustizie, violenze, crimini, droga, guerre, prostituzione. Da centinaia di anni, gli uomini cercano di risolvere i problemi sociali e il risultato è che i problemi aumentano. Ci sono sempre più guerre, sempre più crimini, più violenze, più degradazione. Il loro tentativo di trovare soluzioni ai problemi non da buoni frutti, viene frustrato senza alcun successo. L'unico modo per trovare il successo nel risolvere problemi sociali è cambiare la coscienza delle persone. Neppure le rivoluzioni, nel corso della storia, hanno cambiato nulla, ma hanno solo spostato i problemi, come togliersi un fardello da una spalla e appoggiarlo sull'altra: il peso non cambia, ma, per un istante ci dà una sensazione di sollievo.
Per eliminare i problemi ci vuole una rivoluzione della coscienza. Questo è la coscienza di Krsna: una rivoluzione di coscienza.
Domanda: Da che cosa si può riconoscere l'avanzamento spirituale di ognuno di noi? Come si può valutare onestamente la nostra posizione spirituale?
Risposta: Srila Bhaktivinoda Thakura diceva che si può valutare l'avanzamento spirituale di un vaisnava da quanti vaisnava riesce a produrre. Da quante coscienze riesce a trasformare. L'avanzamento di un devoto si vede da quanto riesce a trasformare gli altri in devoti, da quanto riesce a ispirare gli altri a diventare seri nella vita spirituale. L'avanzamento si può giudicare da questo. Il nostro avanzamento si vede in proporzione al nostro desiderio di aiutare gli altri a diventare coscienti di Krsna, di aiutarli ad avanzare spiritualmente.
Questo mondo è il mondo dell'egoismo. Avanzamento spirituale vuol dire veder sparire l'egoismo. Come possiamo accorgersi se un ammalato sta guarendo? Dal fatto che gli diminuisce la febbre. Essere un'anima condizionata significa essere malati, la condizione normale o di buona salute è di essere anime liberate. Quindi dobbiamo veder diminuire la febbre. Ma che febbre è? E' la febbre di possedere, di gioire separatamente da Krsna. I desideri materiali devono scomparire, devono scomparire, la cupidigia, la lussuria, l'avidità, l'invidia. Da questo si vede se stiamo avanzando, da quanto riusciamo a liberarci di queste cose. Quando scompare l'egoismo siamo davvero in grado di aiutare gli altri a diventare coscienti di Krsna, coscienti di Dio. Dobbiamo cercare di capire quanto sono diminuiti gli attaccamenti, l'orgoglio, tutte queste cattive qualità, e quanto è aumentato il nostro desiderio di aiutare gli altri a liberarsi della sofferenza. Quanto è aumentato il nostro desiderio di servire Krsna quanto veramente riusciamo a desiderare Krsna, a pensare a Krsna, a meditare su Krsna, a ricordare Krsna. Avanzare significa diventare ogni giorno più intensi nella nostra ricerca di Dio.
Per esempio, c'è una storia che parla di un discepolo che chiese al suo maestro spirituale: "Voglio vedere Dio!" e il maestro spirituale rispose: "Va bene, vieni domattina". Il mattino seguente il guru portò il discepolo al Gange e, quando si immersero entrambi nel fiume, il guru acchiappò il discepolo per la testa e lo spinse sott'acqua. Il guru era piuttosto robusto e teneva sott'acqua il discepolo; questi annaspava cercando invano di uscire. Dopo un po', quando non gli restava che un briciolo di aria nei polmoni, e sentiva di essere sul punto di annegare, il guru lo lasciò andare. Quando il discepolo fu uscito dall'acqua e si fu ripreso dall'affanno e dallo stupore, vide il suo maestro seduto che lo guardava sorridendo e gli chiese perché avesse fatto così. Il guru rispose: "Il giorno in cui desidererai vedere Dio tanto intensamente quanto avere l'aria, allora potrai vederLo".
E' su questo che dobbiamo riflettere: quanto intensamente desideriamo davvero servire
Krsna, quanto intensamente desideriamo raggiungere Krsna, quanto intensamente riusciamo a meditare su Krsna. Questi sono i punti da analizzare per capire se stiamo facendo avanzamento spirituale.
Domanda: Desiderando impegnarmi in coscienza di Krsna, come posso trovare sempre maggiori stimoli nel fare sempre più domande sulla Verità Assoluta e realizzare questo desiderio?
Risposta: Krsna spiega nella Bhagavad-gita tad vidhi pranipatena, pariprasnena sevaya, upadeksanti te jnanam, jnaninas tattva darsinah: tre cose, accetta un maestro spirituale autentico, ponigli domande con sottomissione e servilo. Quando un maestro accetta un discepolo gli dà un nome spirituale. A volte la gente chiede a un devoto "Come ti chiami?" "Caitanya dasa" "E tu?" "Krsna dasa" "E tu come ti chiami? "Gopala dasa" "Ah, avete tutti lo stesso cognome!" Tutti i devoti hanno un nome che finisce con dasa, e dasa significa servitore, servitore di Krsna. Per avanzare spiritualmente ci dobbiamo purificare, non si può avanzare senza essersi purificati. Krsna Lo possiamo capire solo con sensi puri, non con sensi imperfetti e contaminati. Lo si può capire con la mente pura. Se vogliamo capire, dobbiamo purificarci. Quindi domande, sottomissione e servizio ci purificheranno.
Cantando regolarmente il Santo Nome, facendo servizio devozionale, cercando di abbandonarci al maestro spirituale ponendogli domande pertinenti. Ecco come potremo realizzarci.
Domanda: E' detto che il devoto deve diventare trascendentale, ma quando si è malati o molto stanchi, il corpo si impone. Come si può trascendere il corpo quando si è in queste condizioni e concentrarsi sull'anima?
Risposta: Per trascendere non c'è una tecnica, per trascendere bisogna diventare trascendentali. Non è che, per esempio, facciamo tre giorni di digiuno, cantiamo qualche mantra particolare e non sentiamo più il dolore o non sentiamo più la stanchezza. Bisogna trascendere, ma da dove viene questa trascendenza? Questa trascendenza viene dal desiderio di servire Krsna, dall'attrazione e dall'attaccamento a Krsna. Quando si ha un forte desiderio di servire Krsna, un forte attaccamento a Krsna, allora si trascende il corpo. Non è che non si senta più la stanchezza, non è che non si sentano più le malattie, ma si è così entusiasti nel servire Krsna che si trascende, cioè si riesce a servire anche se il corpo è stanco o ammalato. E' scritto che i Gosvami di Vrndavana erano così impegnati nel servizio devozionale a Krsna che a volte dimenticavano di mangiare e di dormire. Il loro amore per Krsna era tanto intenso e il loro desiderio di servirLo era tanto intenso da far loro dimenticare completamente le necessità corporee.
Questo è il modo per trascendere. Coscienza materiale vuol dire pensare a come soddisfare noi stessi. Non solo "Ho questo desiderio, voglio soddisfarlo". Si può anche essere dei grandi filantropi, dei grandi benefattori per il proprio piacere: "Come sono bravo, come sono caritatevole, sono un filantropo". Questa è coscienza materiale. Coscienza spirituale, invece, vuole dire "Sono un servitore di Krsna e voglio servire Krsna. Voglio soddisfarlo, qualsiasi sacrificio dovessi fare, qualsiasi difficoltà o sofferenza dovessi affrontare. Questo è trascendentale.
Trascendentale significa trascendere l'egoismo, il desiderio di volere qualcosa per se stessi. Quando si trascende questo desiderio, questa invidia, si desidera soddisfare Krsna. E questa è trascendentale.
Quando si ha la coscienza di non voler fare qualcosa per far godere se stessi, ma per il piacere di Krsna, allora si possono trascendere tutte le difficoltà o gli impedimenti che derivano dal corpo.
Come trasformare la coscienza da materiale in spirituale l'abbiamo spiegato nella domanda precedente. La trasformazione consiste nello spostare il centro, da noi, a Krsna. In questo mondo, tutte le persone fanno di se stesse il centro, il fulcro delle loro attività. Ci sono due tipi di egoismo. L'egoismo accentrato, e l'egoismo esteso. L'egoismo accentrato vuol dire "io e basta". L'egoismo esteso significa "io e la mia famiglia", "io e la mia città", "io e il mio Paese", e anche "io e il mondo", ma è sempre egoismo.
Trascendenza vuol dire "Dio", "Krsna". Lui è il centro, il fulcro delle nostre attività, il fulcro dei nostri pensieri, dei nostri desideri.
Non più "io", "mio", ma "Krsna".
Domanda: Ci sono persone che credono nella reincarnazione, ma credono che una volta ricevuta la forma umana non la si perda più fino al ritorno al mondo spirituale. Che cosa ne pensi?
Risposta: Il procedimento dovrebbe essere questo, una volta arrivati alla forma umana, ci si dovrebbe sforzare per progredire, e progredire gradualmente fino ad arrivare al mondo spirituale. Ma se, invece, si usa male la forma umana, la si spreca, così come la si è raggiunta, la si può perdere. A ogni azione corrisponde una reazione, quindi, se si agisce in modo che la reazione faccia progredire, si progredisce, se invece si agisce in modo tale da avere reazioni che fanno regredire, si regredirà. Si può salire o scendere, sta a noi scegliere. Ci sono attività che fanno salire, altre che fanno scendere e altre ancore che ci fanno rimanere stazionari. Krsna spiega nella Bhagavad-gita che se si lascia il corpo sotto l'influenza della virtù ci si eleva, se si abbandona il corpo sotto l'influenza della passione si resta stazionari, mentre, se si lascia il corpo sotto l'influenza dell'ignoranza, si scende. Questo è il punto. Succede perché c'è tanta degradazione, la gente pensa di non dover rispondere di ciò che fa. Se la gente fosse cosciente di dover rispondere personalmente di ogni azione ci sarebbe meno degradazione. Molti pensano che non ci sia nulla dopo la morte e che quindi non si deve rispondere di nulla. Oppure pensano che, nel caso in cui dovranno rispondere, andranno sempre avanti. Per questo c'è tanta degradazione. Se ci si degrada si va indietro.
La forma umana ha delle caratteristiche, come anche la forma umana ha delle caratteristiche.
Ci sono tante Scritture. I Veda sono una letteratura così vasta: Veda, Upanisad, Purana, Vedanta Sutra, Maha Bharata, una letteratura vastissima. E in tutte queste Scritture troviamo dei principi, dei doveri da compiere, il dharma, la religione. L'uomo è fatto per seguire i principi della religione, gli animali no. Questo è il dovere dell'uomo civile: seguire questi principi e non regredire più. Ma se si ha la forma umana e la si usa come se fosse un animale, tornerà indietro, tornerà a essere un animale. Qual è la differenza tra l'uomo e l'animale? I principi della religione. Possiamo leggere la Bhagavad-gita alle mucche nella stalla, ma loro non capiranno proprio niente e continueranno a fare quello che hanno sempre fatto. Ma se leggiamo la Bhagavad-gita a degli esseri umani, qualcuno capirà e cambierà il proprio modo di agire in accordo agli insegnamenti di questa Scrittura. Questo è un uomo.
Dio ha dato le Scritture per gli uomini, uomo è chi agisce secondo le Scritture. Quindi chi non segue le leggi delle Scritture, anche se ha la forma umana è un animale e tornerà ad avere la forma animale.
Domanda: Puoi dirci qualcosa sul dolore? C'è qualcuno che non prova dolore?
Risposta: Chi può non conoscere il dolore? Esiste forse qualcuno in questo mondo che non prova dolore? Tutti conoscono il dolore, tutti provano dolore, matra sparsas tu kaunteya, sitosna skha-dukhadah, agamapayno nityas, tams titiksasva bharata: in questo mondo materiale, piacere e dolore si alternano come le stagioni, non c'è nessuno che non abbia provato dolore.
Una volta Srila Prabhupada stava tenendo una lezione e alla fine chiese se c'erano domande. Un signore alzò la mano e disse: "Non capisco bene che cosa vuoi dire quando parli di vita materiale, esistenza materiale, condizionamento, non riesco a capire".
Srila Prabhupada rispose: "Vita materiale vuol dire che soffri. Non è forse vero che soffri?"
E il signore rispose di no.
"Non ti sei mai ammalato?" Chiese Prabhupada. "Sì, normale, come tutti: la scarlattina, il morbillo, le malattie normali che prendono tutti i bambini. Poi qualche bronchite d'inverno, ma niente di speciale".
Il punto è questo: pensano che la sofferenza sia normale. Ma è un illusione pensare di non soffrire, pensare: "Io non soffrirò".
Un bambino corre e gioca per la strada e vede passare un vecchio, tutto curvo, con il bastone. Il bambino si mette a ridere: "Guarda, guarda!"
C'è un proverbio bengali che spiega questa situazione ghute pore gobar hase: gobar è lo sterco della mucca. In India, ancora oggi, quando una mucca passa i suoi escrementi, c'è subito qualcuno che li raccoglie, li appiattisce e li mette contro un muro o un albero per farli seccare ed essere poi utilizzati come combustibile per cucinare. Sono un eccellente combustibile. Ghute pore gobar hase: L'escremento fresco, appena caduto, ancora molle e caldo, vede l'escremento secco che arde in cucina e ride: "Ah, ah, ti stanno bruciando" e non capisce che anche lui seccherà e sarà bruciato. Tutti soffrono e chi pensa di non soffrire, cerca solo di illudersi. Non vediamo che la gente muore? Non vediamo che la gente si ammala? Capiterà anche a noi prima o poi. Per intraprendere la via della liberazione serve l'intelligenza. L'intelligenza per capire chi siamo e l'intelligenza per capire che finché stiamo qui dovremo soffrire. Non c'è possibilità di non soffrire in questo mondo, è solo l'illusione a farci pensare: "Io non soffro, io non soffrirò". Tutti vedono morire gli altri ma continuano a pensare "Io no, io ho ancora molto tempo". Possiamo morire in ogni istante, perché aspettare proprio il momento della morte per rendersene conto?
I devoti di Krsna affrontano il dolore senza troppe ansie perché sanno che, in ultima analisi, è solo il corpo che soffre, e prendono anche le sventure come una misericordia del Signore da cui trarre sempre realizzazioni e insegnamenti per progredire nella vita spirituale.
Chiunque abbia la possibilità di associarsi con i devoti sarà estremamente fortunato perché con questa associazione si guadagna la più alta felicità che fa superare tutte le difficoltà della vita.
Provare per credere.



Figura:
Sri Caitanya Mahaprabhu, l'avatara del Signore apparso circa cinquecento anni fa per diffondere il canto dei Santi Nomi, il sistema di realizzazione spirituale di questa era, era sempre circondato dai devoti ed era costantemente immerso nel krsnakatha, la trascendentale narrazione dei divertimenti di Sri Krsna, Dio la Persona Suprema.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Sviluppare Amore Per Dio

Questa conversazione è del 14 Agosto 1971 e si è svolta a Londra.



Srila Prabhupada: Noi predichiamo la coscienza di Dio. Dio è Dio. Dio non è né cristiano, né induista, né musulmano. Nel nostro movimento si predica l'amore per Dio. Quindi non importa che genere di religione uno segua. Vogliamo solo vedere che si abbia amore per Dio.
Il nostro bhagavatdharma ci dà questa definizione: sa vai pumsam paro dharmo yato bhaktir adhoksaje. La religione migliore è quella che, praticata, porta ad amare Dio. Non importa che religione si segua, ma la verifica si ha vedendo se si è sviluppato amore per Dio.
Ospite: Quindi voi non cercate di convertire la gente di altre religioni?
Srila Prabhupada: No. Insegniamo ad amare Dio. Questo è tutto.
Ospite: Allora facciamo la stessa cosa.
Srila Prabhupada: Sì. Ma il test è quello: se sviluppa amore per Dio o per altro. Se uno sviluppa amore per qualcos'altro significa che la sua è una religione inutile.
Ospite: E come si capisce?
Srila Prabhupada: Si vede se uno ama Dio o qualcos'altro. E questo è tutto. Caitanya Mahaprabhu dice:

yugayitam nimesena
caksusa pravrsayitam
sunyayitam jagat sarvam
govindavirahena me

Yugayitam nimesena: "Ogni istante è come dodici anni". Caksusa pravrsayitam: "Verso lacrime come torrenti di pioggia". Sunyayitam jagat sarvam: "Oh, mi sembra che tutto sia vuoto". Govindavirahena me: "In assenza di Dio". Questo è il ritratto ideale.
Un altro test: bhaktih paresanubhavo viraktir anyatra ca. Se si ama Dio ci si distacca automaticamente dal godimento materiale. L'amore per Dio e l'amore per il mondo materiale non possono convivere. Gesù Cristo non ha mai incoraggiato a impegnarsi per lo sviluppo economico, per lo sviluppo industriale. Ha sacrificato tutto per Dio. Questa è una verifica: "Lui ama Dio". Il Signore Gesù Cristo fu punito. Gli fu ordinato di smettere di predicare. Mai lui non smise. E questo è amore per Dio. Ha sacrificato tutto.
Il fatto è che sia il Signore Gesù Cristo che i suoi seguaci devono dedicarsi a questo, almeno in una certa misura. Questo è il test. Quindi noi diciamo di seguire qualsiasi strada religiosa. Non ha importanza quale. Vogliamo piuttosto vedere se c'è amore per Dio. Questo è quello che predichiamo.
E se si è seri nell'amare Dio, non ha importanza in che modo si è risvegliato questo amore latente. Se una persona vuole essere un bravo studente di matematica, non ha molta importanza dove si è laureata. A volte gli studenti vanno a studiare all'estero.
Così se uno è serio nel voler amare Dio, non ha importanza in che modo apprende quest'arte. Non farà distinzioni: "Vorrei imparare in questa università". No. Qualsiasi università, non ha importanza.
Quindi il nostro principio è che noi insegniamo l'amore per Dio. Quelli che cercano Dio si unisce a noi. Non importa se sono in America, in Russia, in Africa o in Canada. Vengono. E il
sistema è semplice. Cantare il Santo Nome del Signore. Se avete un nome per Dio, cantatelo. Questo è ciò che predichiamo. Non diciamo che dovete per forza cantare "Krsna".
Qualsiasi nome di Dio conosciate, cantatelo.
Se, però, non avete già un nome con cui chiamare Dio, allora cantate quello che noi consideriamo il nome di Dio: "Krsna".
Sri Caitanya dice che ci sono molti nomi di Dio, e in ciascuno di essi è presente tutta la potenza del Signore. E non ci sono rigide regole per cantare il Santo Nome del Signore.
Chiunque può cantare, in qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo e in qualsiasi circostanza.
Sri Caitanya dice: "Mio Signore, Tu sei così misericordioso che io mi posso associare con te anche solo cantando il Tuo Santo Nome. Ma io sono così sfortunato che non ho alcuna attrazione per farlo".
Insegniamo ai nostri studenti a cantare. Portano sempre con se un rosario e cantano: hare krsna hare krsna krsna krsna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare.
Allora, che cosa c'è da perdere? Dov'è la perdita di tempo?
Mentre camminano per la strada cantano. Io sto qui seduto a parlare con voi.
Quando avrò finito canterò Hare Krsna.
Dove sta la difficoltà?
Ma se chiedete alla gente di cantare il Santo Nome di Dio non accetterà. E' una sfortuna.
E' così semplice cantare.
Non c'è bisogno di andare né in chiesa, né al tempio né in paradiso né all'inferno: si può cantare il Santo Nome in qualsiasi circostanza.
Ma la gente è così sfortunata che non riesce ad accettarlo. Non costa niente e non c'è niente da perdere.
Perché non provare visto che magari ci si guadagna qualcosa?















DONNE
(E UOMINI)
CONTROCORRENTE

di GOVARDHANA LILA DASI

Qualche giorno fa mi è stata recapitata una rivista informativa sulla cura del corpo. In copertina campeggiava a caratteri cubitali il titolo: "DONNA", accompagnato dal primo piano di una ragazzina sorridente e accattivante.
Spinta dalla curiosità e dai ricordi risvegliatisi in me, ho sfogliato quelle poche pagine scoprendo un dato allarmante. Un gruppo di medici e farmacisti commentava la statistica secondo cui le persone oggi dedicano solo 58 minuti al giorno alla cura della propria bellezza. Con sussiego, questi luminari della ricerca estetica sostenevano che fin dalla più tenera infanzia, subito dopo la nascita, la madre dovrebbe occuparsi del futuro aspetto del figlio, utilizzando prodotti specifici contro la disidratazione della pelle, le rughe, ecc.
Il pensiero è corso subito alla mia adolescenza. Fin da piccola avevo sentito l'opprimente peso del tempo schiacciarmi con il suo scorrere inesorabile, sempre troppo rapido per i miei innumerevoli progetti e senza pietà nei confronti del mio amore per la giovinezza. Appena ebbi qualche soldo, cominciai ad acquistare prodotti molto costosi per cercar di fermare, almeno nei suoi effetti esterni, questo nemico invincibile e la lotta assunse dei toni sempre più esacerbati sotto gli occhi ansiosi dei miei genitori, inconsapevoli della sofferenza interiore che provavo e senza risposta al mio interrogativo: "Perché esiste tutto questo, se poi devo invecchiare e morire?"
Quando ho letto questa rivista ho pensato a quante altre donne (e uomini) come me vivono in questa società cercando un senso per la loro esistenza e da tutte le parti ricevono sempre e solo la stessa risposta: "Guardati continuamente allo specchio, sii sempre giovane e di piacevole aspetto, anche se ormai sei alle soglie della morte del tuo corpo. Affidati a noi, uomini di scienza; un giorno scopriremo l'antidoto contro gli effetti del tempo e tu sarai eternamente giovane e felice". Chissà allora perché molti, che pure sono nel fiore dell'età, si suicidano?
Dalle pagine di "Ritorno a Krsna" giunge a voi una voce diversa. Smettete di guardarvi allo specchio, raccoglietevi un attimo nel silenzio ed ascoltate la voce del Signore: "Tu non sei il tuo corpo. La tua vera identità vi è celata come un prigioniero dietro le sbarre di un carcere e soffre terribilmente i supplizi inflittigli dal tempo che porta via ogni tua acquisizione e conquista. Ma non prendertela con lui. In realtà sono Io stesso che tolgo tutte le tue possibili illusioni legate a questo mondo per sollecitarti a guardare a Me, a cercarMi, a riporre le tue aspirazioni verso ciò che non muta, che è eterno, verso il tesoro che è nascosto dentro di te e che non puoi trovare quando sei troppo concentrato sullo stato del tuo involucro esterno."
Nella Bhagavad-gita, Sri Krsna afferma: "Io sono il tempo, distruttore dei mondi, venuto a impegnare tutti gli uomini" (B. G., 11.32).
Energia divina, il tempo è servitore intimo del Signore in questo mondo e il suo compito è proprio quello di annientare i risultati dei nostri sforzi al fine di spingerci a cercare il valore reale della vita. Reale significa imperituro, non condizionato, piena luce senza ombre, in una parola: assoluto.
L'essere umano sperimenta nella sua esistenza due aspetti di sé: l'azione e il sentimento.
Tutta la nostra ricerca della felicità si basa sul desiderio di trarre soddisfazione dal nostro operare, frutto del nostro pensiero, e dai sentimenti che ci legano a chi vive intorno a noi.
Chi sceglie come base di appoggio per la propria ricerca un bene effimero non potrà che restare deluso. Come non comprendere che qualunque corpo materiale, per quanto giovane e attraente, è soggetto agli effetti dello scorrere del tempo, foriero di inevitabili trasformazioni?
Ancora si pensi a quanto si trova sotto il primo strato di pelle di ognuno di noi: possibile che in ossa, sangue e muscoli risieda un'eventuale fonte di completa felicità?
Solo chi non sa fare a meno della goccia di piacere materiale che deriva dal contatto dei corpi può azzardare una risposta positiva, ma allora dovrebbe saper spiegare perché un numero sempre crescente di persone giovani, ricche e di successo, si sentono spinte all'uso di sostanze stupefacenti o addirittura al suicidio, per dimenticare il vuoto interiore che neppure la più sfrenata gratificazione dei sensi può colmare.
Chi giunge ad accettare con semplicità l'esistenza di Dio e la nostra appartenenza a Lui come frammenti infinitesimali della Sua Persona, risolve in un attimo e alla radice il conflitto nato dal desiderio di eternità, o almeno di stabilità, insito nella natura umana, e il distruttore implacabile di ogni cosa. Chi riallaccia la propria vita al Signore cominciando a servirLo con il cuore si pone immediatamente sotto la tutela di Colui che è proprietario di ogni energia: anche del tempo. Dio non vive soggetto alle leggi del tempo, perché libero dai limiti delle ore, dei mesi e degli anni come un direttore di carcere vive senza temere le sbarre della prigione. I Suoi gesti, pensieri, sentimenti sono completamente assoluti, quindi eterni e pieni di conoscenza; in essi non c'è ombra di dolore. Non solo, ma anche qualunque cosa sia in relazione con Lui acquisisce le stesse caratteristiche di eternità, conoscenza e gioia.
Tutto ciò che entra in contatto con l'infinita Verità Assoluta diviene a sua volta un infinitesimale assoluto. Ecco dunque che le nostre azioni, se offerte con amore al Signore, assumono un valore indistruttibile; i sentimenti che sviluppiamo nei Suoi confronti non appassiranno nel tempo a causa dell'abitudine, né potranno mai esserci portati via da qualcun altro. Krsna è così meravigliosamente grande che il Suo amore può colmare perfettamente il cuore di tutti senza che nessuno debba soffrire gelosia. Così intenso è il Suo affetto per noi che Egli sa guardare nella nostra più profonda intimità per innamorarSi delle nostre qualità, e non del nostro primo strato epidermico. Chi vi ama per la vostra bellezza esteriore sarà pronto a sostituirvi con qualcun altro al primo apparire dei segni del tempo; il Signore invece vi seguirà senza posa nel segreto del vostro cuore anche nei momenti più difficili, anche nei corpi brutti, deformi, moribondi.
"Tutto scorre", diceva Parmenide. "Cerco un centro di gravità permanente", si cantava qualche anno fa. Per quanto controcorrente possa sembrare la nostra risposta, quasi una voce che grida nel deserto, vi esortiamo a salire sui raggi dell'eternità senza timore di restare deluse (o delusi). Questa società tesa senza freni verso la gratificazione dei sensi va creando persone amaramente frustrate, come amaramente frustrati non possono che essere coloro che costruiscono il castello della felicità sulla sabbia del mare, ignari che la prima ondata del tempo distruggerà ogni loro sforzo.
Volgete dunque il vostro sguardo a Colui che non muta, che da sempre e per sempre attende un segno di attenzione da voi, pronto a reciprocare con la più intima e soddisfacente intensità. DonateGli senza riserve pensieri, sentimenti ed azioni ed Egli vi libererà generosamente da ogni ansietà, colmando i vostri vuoti di dolcezze ineffabili mai conosciute.















ABBONATEVI

RITORNO A KRISHNA

Quando avete bisogno di una sorgente profonda di soddisfazione spirituale, non c'è sorgente più profonda di Krishna stesso, che possiede l'eterna bellezza, conoscenza e beatitudine. Spedite il tagliando qui sotto e riceverete per tutto l'anno il nettare della Coscienza di Krishna a casa vostra, nelle pagine di RITORNO A KRISHNA.

Desidero sottoscrivere un abbonamento annuo (11 numeri) alla rivista RITORNO A KRISHNA invio lire 25.000 con le seguenti modalità di pagamento:

- allego assegno bancario non trasferibile intestato a: Bhaktivedanta Book Trust Italia
- effettuo vaglia postale intestato a: Bhaktivedanta Book Trust Italia
Via Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa, FI

cognome e nome____..
via__________
n°__________
cap____..
città____
prov.___... tel._____..
data____..
firma_____
compilare in stampatello

spedire in busta chiusa a:
Bhaktivedanta Book Trust Italia
Via Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa, FI















UNA GIORNATA
SPECIALE
Alla Festa Della Domenica Degli Hare Krsna

di GAURA PURNIMA DEVI DASI

Mi ero ripromessa più volte di andare anch'io, alla festa della domenica degli Hare Krsna, spinta forse dalla mia innata curiosità, o dalla voglia di esperienze nuove. Gli amici c'erano andati e me ne avevano parlato bene e a lungo. Inconsciamente sapevo che lì, da quella gente così diversa dagli altri, avrei trovato quello che da anni cercavo: un'atmosfera cordiale, serena, priva di ansietà, dove gli affanni e le preoccupazioni per un po' cessano di assillarti e dove il mondo esterno, con il suo fardello di problemi, diventa irrilevante. Tutto quello che prima avrebbe potuto angustiarti opprimendoti come sul capo un macigno di enormi proporzioni, poteva sembrare un minuscolo e insignificante sassolino che un bambino può facilmente tenere nella sua piccola mano.
Gente pacifica, semplice e nello stesso tempo profonda, con la voglia di esserti utile in qualche modo, ma soprattutto gente felice: ecco gli Hare Krsna, con i loro vestiti bianchi e zafferano gli uomini e di diversi colori e fantasie le donne. Un'aria gioiosa, di festa, che sembra perdurare sempre, nei loro visi radiosi, nel loro sguardo puro e innocente. Sì, quelle persone incontrate per caso (ma forse il caso non esiste, come dicono loro), mi ricordano qualcosa di familiare, il volto sorridente di un vecchio amico rivisto dopo molti anni, la voce dolce e suadente di qualcuno che mi cullava nell'infanzia e che ora non c'è più, o forse l'abbraccio forte e deciso di mio padre quando voleva darmi coraggio.
Gli uomini, rasati e con il codino, e le donne nei loro sari variopinti, sembrano usciti da un film girato in India; invece sono reali, è reale la loro gentilezza, la loro calma. Non si stupiscono mai di niente, sono tolleranti, umili e ospitali.
Sì, devo proprio andare! Una domenica, quando avrò superato l'ultima remora, quando avrò lasciato da parte il mio io conformista che mi dice di restare ancorato alla mia vecchia e stantia certezza di donna occidentale, con una buona posizione, madre di famiglia e capufficio, allora sarò pronta ad incontrarmi con una realtà nuova, tutta da scoprire, dove ogni più piccolo gesto ha valore, ogni singola parola è densa di significato, e dove la mente può finalmente riposare sull'onda di suoni trascendentali che ti colpiscono il cuore e ti fanno sentire te stessa, con quella spontaneità e purezza che è tipica dei bambini e che ti sembrava di aver perduto per sempre. Allora sai che non è più necessario fingere, che, varcata la soglia di quel cancello, puoi permetterti di essere te stesso con le tue debolezze, i tuoi difetti, tanto lì nessuno ti condannerà. Lì non devi essere ipocrita, come al lavoro quando ti trovi tra gente che vuole "farti le scarpe", no! Sai che lì sei a casa tua o meglio capisci di trovarti a casa di tuo padre, il tuo Padre celeste, Krsna, e per questo ti senti ricca, ricca dei doni impareggiabili che Dio ci elargisce e di cui troppo spesso non ci rendiamo nemmeno conto.
Adesso sono lì. Tutto mi appare semplice e naturale e soprattutto spontaneo. Un giovane devoto mi fa da guida. Dopo un breve giro nel parco tra mucche, vitelli che pascolano tranquilli e bambini che giocano spensierati sull'erba appena ricresciuta dopo la prima falciatura, entro nel tempio.
Avevo già avuto esperienza di altri luoghi di culto, ero stata in una chiesa protestante e persino in una moschea; ma qui c'è qualcosa di diverso, una luminosità e un profumo che non ho trovato da nessuna parte. L'altare decorato con ornamenti di varie fogge risplende di luce e di colori sgargianti, che si riflettono sulle diverse composizioni di fiori disposti in modo da esaltare l'armonia dell'insieme. Sullo sfondo un paesaggio dipinto da una mano esperta, riproduce i luoghi dove Krsna apparve.
Al centro dell'altare si stagliano sontuose le Divinità.
Chiedo al mio accompagnatore che cosa rappresentano quelle due statue. "Non sono due statue, sono le forme visibili di Dio, le murti di Sri Sri Radha Ramana. Krsna è molto gentile con i Suoi devoti, così per permettere di avvicinarlo e di adorarlo, si manifesta in una forma che può essere di vario materiale: marmo, ottone, carta, legno, e così via." "Quindi voi
pensate che Dio è veramente lì presente sull'altare?" "Perché non dovrebbe esserci? Noi Lo abbiamo pregato di scendere in queste forme e Lui, che è infinitamente buono, ha accolto la nostra preghiera, così adesso possiamo servirlo direttamente per la misericordia del nostro maestro spirituale, Srila Prabhupada. Del resto ti sembra forse che possa esserci un posto in cui Krsna non c'è? Se Dio è dappertutto, se è onnipresente come si dice, sarà anche lì sull'altare, non credi?"
Questo semplice ragionamento mi ha tolto ogni dubbio. Rimango ancora per qualche istante a contemplare la bellezza delle murti. Sono alte come un bambino di circa otto o nove anni, e sono elegantemente vestite e ornate di fiori e di gioielli. La prima a sinistra è una figura maschile dalla carnagione scura e dai lunghi capelli neri. Sorride e tiene nelle mani un flauto argentato. Il Suo corpo è leggermente piegato sul fianco sinistro a comporre tre linee curve e le Sue gambe incrociate formano un armonioso arco che lascia intravedere la pianta rosata del piede destro.
La figura femminile al Suo fianco ha la carnagione chiara, una lunga treccia nera tessuta con fili di perle e fiori e un sorriso che sembra elargire infinita misericordia.
All'improvviso un devoto vestito color zafferano, il colore della spiritualità e della rinuncia, incomincia a cantare, suonando uno strumento musicale simile ai nostri tamburi, la mrdanga. Di lì a poco anche gli altri si uniscono al canto seguendo il ritmo con dei piccoli cembali d'ottone. Quel suono dolce e nello stesso tempo intenso, mi penetra nel cuore, scioglie il nodo dei miei attaccamenti materiali e mi porta verso la dimensione dell'Assoluto, della trascendenza. Vorrei che non finisse mai, che continuassero a cantare per ore il loro mantra: hare krsna, hare krsna, krsna krsna, hare hare, hare rama, hare rama, rama rama, hare hare. "Cosa significano queste parole?" chiedo ancora alla mia guida. "Sono nomi di Dio, se li canti o li reciti sempre diventerai anche tu felice come noi." Ed io "Non riesco a crederci!" "Prova a cantare con noi, o anche da sola, a casa, in macchina, o ovunque tu vada: hare krsna, hare krsna, krsna krsna, hare hare, hare rama, hare rama, rama rama, hare hare. Queste sedici parole hanno il potere di cambiare il cuore della gente, di farla diventare più buona, più in pace con se stessa e con gli altri e soprattutto di farle amare Dio". "Perché avverrebbe?" "Perché Dio stesso, Krsna, ha stabilito così. In quest'epoca di materialismo e di ignoranza dove ognuno è chiuso nel proprio piccolo ed egoistico mondo, Egli ha fatto scendere dal Suo regno eterno, il Mondo spirituale, questo suono trascendentale perché tutti possano usufruirne per migliorare la qualità della propria esistenza, liberarsi dai condizionamenti materiali, e infine tornare da Dio."
All'improvviso il canto collettivo cessa, tutti i presenti si inchinano e offrono al Signore i loro omaggi mentre tra la folla appare la figura di un devoto vestito che procede con passo lento e maestoso fino alla soglia dell'altare. Dopo essersi prosternato davanti alle Divinità si siede su di un seggio e intona un canto melodioso e soave, accompagnandosi con un piccolo armonium. Il suono riempie la sala del tempio ormai gremita di ospiti e di devoti raccolti in religioso silenzio. Di colpo tutti si uniscono all'unisono al canto creando un meraviglioso coro.
Quella canzone mi riempie il cuore, sento le lacrime appannarmi gli occhi, mi trattengo e chiedo alla mia guida cosa significhi quel canto. "Questa preghiera descrive le attività preferite che Dio compie nel Suo Regno." A un certo momento il devoto sul seggio cessa di cantare e incomincia a parlare di Krsna, Dio, la Persona Suprema, di come fare per conoscerLo, della differenza tra l'anima e il corpo, e della necessità di vivere per ciò che conta veramente. Ci dice di non sprecare la nostra forma umana dietro cose futili e passeggere, ma di cercare la realizzazione spirituale. Parla di amore, dell'amore che Dio ha per tutte le Sue creature e della necessità di seguire con serietà i Suoi insegnamenti. Qualcuno chiede che differenza c'è tra la Coscienza di Krsna e il Cristianesimo. "Non c'è differenza tra quello che ha insegnato Gesù Cristo e quello che dice Krsna; solo bisogna mettere in pratica gli insegnamenti di Cristo, e nella nostra società sembra che ciò non sia possibile. Con la Coscienza di Krsna è tutto più facile e, nello stesso tempo, più semplice. Tu canti Hare Krsna e scopri giorno dopo giorno che essere un buon cristiano non è poi un'impresa così difficile, e questo perché Krsna ti aiuta a non peccare più."
Dopo la conferenza per un po' riprendono i canti, questa volta anche con danze devozionali e poi, quando anche l'ultima cerimonia è finita, tutti gli ospiti e i devoti si dirigono verso le mense dove verrà servita una cena vegetariana.
"Sapevi che Dio è vegetariano?" Mi chiede il mio accompagnatore. "No! Nessuno me lo aveva mai detto." "E' Così! Lui stesso dice nella Bhagavadgita: "Se qualcuno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto e dell'acqua, accetterò la sua offerta." Bisogna essere vegetariani e offrire quello che cuciniamo a Dio, così diventeremo più buoni, non uccideremo più le Sue creature e inoltre il nostro cibo acquisterà un gusto superiore perché Krsna l'avrà assaggiato." In effetti quel cibo è veramente eccezionale. Non ho mai mangiato nulla di simile. Ricordo di essere stato una volta in un ristorante vegetariano ma non rimasi per niente soddisfatto, invece queste preparazioni sono veramente speciali, gustose, saporite e anche piacevoli alla vista.
"Devo pagare qualcosa?" "No, no! è tutto gratis."
Abituato al mio materialistico modo di vedere stento a credere che esista gente così disponibile e altruista, pronta a dare senza chiedere nulla in cambio. Così decido di tornare. Ho tante domande ancora da fare e ormai so che qui troverò tutte le risposte.















La Festa Della
Domenica

ogni domenica pomeriggio
in tutti i
Centri Hare Krishna:

ASTI, Roatto, Frazione Valle Reale 20, tel. (0141)9384406
BERGAMO, Villaggio Hare Krishna, via G. Galilei 39, da Medolago strada per Terno d'Isola, Chignolo d'Isola, tel. (035)490706
BOLOGNA, Bentivoglio, Via Ramo Barchetta 2, Castagnolo Minore, tel. (051)863924
FIRENZE, Villa Vrindavana, Via Scopeti 108, San Casciano in Val di Pesa, tel. (055)820054
MILANO, Centro Culturale Govinda, Via Valpetrosa 3/5, tel. (02)862417
NAPOLI, Via Vesuvio 33, Ercolano, tel. (081)7390398
ROMA, Gaura-Mandala, Nepi, Via Mazzanese km 0,700 (Cassia uscita Calcata) Pian del Pavone (Viterbo), tel. (0761)527038
VICENZA, Prabhupadadesh, Via Roma 9, Albettone, tel. (0444)790573
SVIZZERA Italiana, Fattoria Nandagram, Al Chiossasco, Contone, tel. 41(092)622747










Fine del numero di luglio-agosto 1994.